Da anni ormai mangio in una ciotola di legno, a casa mia. I rari ospiti la guardano con fare tra lo schifato (pochi) ed il divertito (i più).
In realtà la ciotola è un simbolo, un simbolo antico, ed uno dei primi manufatti in assoluto, fatto per accogliere e non per colpire.
Forse, è l’essenza del femminile, forse, semplicemente, mi da fastidio il ferro sulla ceramica.
Però ogni tanto, mangiate nel legno, con un cucchiaio grezzo.
Le cose sapranno di antico, di vero, perfino il brodo Star.
Ciotola
Par nuova ed invece
l’odore del legno e del cibo
lavato con acqua e stracciodi pane di sugo di umido
chissà
che pensano se non
che sia un vezzo eccentrico
una via strana, per l’unicitàforzata nella bizzarrìa,
roba che non si vede
insomma
da queste parti qua.Invece
Ogni boccone mi diventa
un segno di benessere raggiunto
il fine orlo sulla povertà.Ogni crepa di lei è un momento
che affila il pensiero netto
che anche i miei anni
siano una ciotolacrepata dal tempo, e dall’umidità.
Ma una ciotola, finché tiene,
può contenere tutto e tutti.
La liquida essenza delle cose,
cucinate con le mani della bontà.Nel legno mi perdo con gli occhi
ed un pasto è la linea curva
tra il trambusto che c’è fuori
e la felicità.