Una poesia sul lago, sul divertimento a tutti i costi, e sulle notti tarde, troppo tardi anche per i tiratardi.
Quelle notti insonni, che “abbiamo da fare” e quel fare potrebbe anche solo essere un rimpianto, o un oziare vago.
Lascia che si addormentino
Anche loro e le loro voci
stanno scemando dopo lunghe
ore dopo
il tramonto.I leoni da cocktail, le risate spinte,
le orecchie sorde che pulsano ancora
al ritmo del rumoreTu lascia che si addormentino
Ed allora usciremo noi
come gatti furtivi la notte
e rovisteremo in ciò che resta
dei nostri cuori assortiLa solitudine dei vinti
è uno stato di grazia
una dolce puntura al tallone
un graffio di baffo di gatto,
che richiama l’attenzione.Lascia che s’addormentino
Noi abbiamo di che fare,
la notte è scura solo
ad imitare
un fiotto di capelli neri scosti
dagli occhi in un sol lago fissi.Tu che vegli e che ritorni
fuori ora che loro, si son lasciati dormire
e silenziosa passi un passo
ad un passo da me e ci guardiamo.Lascia che si addormentino
Non riuscirebbero a sostenere
il giudice della coscienza
il giudice del futuro
che accompagna alla clemenza
ogni rinuncia, ogni angolo
tenuto al sicuroLascia che si addormentino
Che ti perdi? Chissà.
Forse solo una notte un po’ più scura,
I tuoi capelli con lei.Il gatto fa le fusa,
un guizzo si volta
guarda il lago annusa l’aria
già mi manca
e se ne va.
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