Vai al contenuto

Fabio Genovesi — Chi manda le onde

    chi-manda-le-onde-fabio-genovesi

    Che bell’uomo. Questo ho pensato quando l’ho visto col suo sguardo orizzontale come l’orizzonte.

    Tesi poi confermata, e trasposta in un “che BUON uomo“, quando poi ha aperto bocca ed ha mostrato quali sono le ferite che lo fanno scrivere.

    Perchè alla fine è così: scrivi leccando qualche ferita, sapendo che prima o poi potrai mostrare la cicatrice a qualcuno, come in un gioco di ragazzi dei tempi in cui ancora, i ragazzi si facevano cicatrici.

    Guardalo qui che bell’uomo:

    Fabio Genovesi

    fabio_genovesi_chi_manda_le_onde

    Ora, a prescindere dai gusti estetici, ammetto che da lungo tempo non leggevo narrativa, ma solo manualistica e libri inerenti al mio lavoro.

    Sopratutto perché se il libro fa schifo, hai perso tempo e, a me, girano pure le balle.

    Ma successe questo: il Fabio, nel parlare del suo rapporto con la natura, disse pressappoco questa cosa:

    Accade che quando entri in un bosco, entri nel mare, la natura si sposta, si fa silenziosa.
    Forse perché ha paura, forse perché non vuole avere niente a che fare con gli uomini (e come darle torto).
    Ma poi, se aspetti, in silenzio, la natura si richiude alle tue spalle, e ne diventi parte.
    Lì, accade che finalmente puoi osservarla e, per un breve momento, sentirti un tutt’uno con essa.

    Ora, mi perdonerà il Fabio per aver un po’ rimaneggiato il ricordo, ma in nuce il discorso era questo.

    Quando ho sentito queste parole, mi sono rivisto in montagna, al mare, nei boschi, quando (spesso) mi ritiro con la mia donna a passeggiare e stare in silenzio (tendenzialmente io, perché la mia donna parla molto), quando davvero succede ciò che il Fabio dice: la natura prima si fa da parte, poi, lentamente, si riavvicina.

    Chissà cosa le abbiamo fatto, per avere un comportamento così prudente…

    Insomma, dopo che ha detto questa cosa, mi sono ghiacciato, e non so che cosa si sia detto per tutto il resto della serata, ma sono uscito di lì (era una serie di letture/presentazioni di scrittori, a Monza) e mi sono detto che avrei letto qualsiasi cosa mi sarebbe capitata a tiro del Fabio.

    Foss’anche una lista della spesa.

    E così è stato.

    E mi sono letto “Chi manda le onde

    chi-manda-le-onde-fabio-genovesi

    Io so poco nulla del mondo che gira intorno alla letteratura e l’editoria, perché, appunto, ci gira intorno. Per cui non starò qui a snocciolare futili informazioni tipo che ha vinto qualcosa dello Strega, o cose così, perché sarei impreciso e sopratutto, sarebbe inutile.

    Alla fine il libro (ogni libro) è il centro del suo universo, e l’unica cosa importante.

    Il resto è periferia, violenta e malfamata.

    Procediamo pure al libro (no, non ci sono spoiler)

    Chi manda le onde

    “Chi manda le onde”, che ho letto con piacerissimo e che mi ha davvero stupito, non è un libro perfetto, ma tanto i libri perfetti non esistono, quindi…

    Si legge che a volte il Fabio si sforza nella prosa.

    Non è scorrevolissimo ed immediato, ma che ci vogliamo fare… provate voi a buttare giù parola dopo parola l’indicibile, il senso, quella sensazione che assale di avere qualcosa di importante e di immenso, di vastissimo da dire e non avere le parole.

    L’emozione che può essere descritta e dissezionata ed analizzata, non è una vera emozione. 

    Le emozioni, le intuizioni che ti prendono per il tallone, ti sollevano da terra e ti sbattono contro il muro. Quelle sono ciò che contiene questo libro.

    Il libro è, nella sua più intima struttura, esattamente descritto da quello stesso mare che vive nella storia come se fosse un personaggio attivo, umano ma immortale ed eterno, con cui si può parlare.

    I “doni del mare” che Luca, e Luna, ricevono e custodiscono, sono esattamente la radiografia del libro.

    Questo libro è un bagnasciuga che va setacciato, con occhi attenti ed un sorriso da vacanza in faccia, in cerca dei “doni del mare” o meglio, dei “doni del Fabio“.

    Perché, nascosti in una trama strana ma avvincente, sapida e salmastra, in cui la disperazione di vite un po’ allo scarroccio lascia il tempo di bagnarsi gli occhi in molte occasioni, ci sono i “doni di Fabio” .

    Piccole frasi, accostamenti e fulminei periodi-epifania, che valgono non solo il libro, non solo il prezzo di copertina, non solo il tempo da dedicare alla lettura, ma anche e sopratutto, la gioia di averli incontrati.

    Bravo il Fabio, e grazie, di averci consegnato una storia che valga la pena di leggere.