Poesia per un amico.
E anche se ora ti fingi stupito dell'amaro che avvolge a volte la vita, seppi da subito dai pochi scambi dalle parole dai gesti e dai toni che tu dei casi più vaghi e umani conosci a fondo quell'antica disperazione che i più s'ostinano a chiamare vita. Io seppi con te la mia paura non avere casa, ché di fronte all'abisso hai sempre tenuto le braccia tese intorno ad essere staccionata degli altri curiosi del mondo. Ricordo (ed è bene) la fermezza la forza, il rigore, partoriti allo specchio è evidente e poi sparsi intorno, con proficue intenzioni. Ricordo ed ho rivisto, l'emozioni, la sclera umida, quell'iride ricolma di gocce al fine di pulire e ripulire gli altri e te stesso. E il pregio, spesso, nelle rare conversazioni, di non lasciare nessun punto senza il sorriso a lui congiunto. Mi dicesti che siamo parentesi che si aprono e si chiudono intorno a momenti della vita degli altri. E solo possiamo curare quei bordi ma mai curare nel fondo gli umani, solo possiamo lavorarci domani sporgendo un braccio forte, ma sui confini. Come il cielo dopo la pioggia dei giusti non ho molto altro da darti, se non la certezza che una tacca d'usura nei miei controsoffitti reca una firma, la tua, fatta anni fa, con mano sì cura. D'
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