Per il ciclo “le muse che non t’aspetti”, ecco una poesia ispirata dalle molte facce viste a Danzica, in un breve soggiorno.
Chiusi nei cuori delle badanti
polacche
trovi quei verbi incrinati
e strascicati
stanche
di affittare la cura per gli altri
meditano
un uncinetto che ricorda
l’infanzia nell’umido
e il sole a pochi tratti
D’amore erano fatti i giorni
e qualcuna l’ha trovato
settantenne cadente
a spartire la pensione
tra brodo e stipendio e vino
e mance all’Arci in provincia
a carte.
Stipulato il contratto
con la figlia una stretta
di mano e al cuore
che s’assomiglia genitore
in ogni parte sulla terra.
I loro figli studiano e lavorano
in Europa tutta e punge
al collo come un ago
da rammendo
tremendo il ricordo
delle canzoni bimbe rombano
i motori di questa
città superba e si
spegne
su una panchina
l’ultima sigaretta della
pausa malandrina
con un cannolo fatto
di non ancora cellulite
di mano unta
di berretti fuori
moda e quella piega
dei capelli perfetta
civettuola un’ombra
di rossetto spalmato in bagno
negli undici minuti
di cielo
dalla finestra
che si prendono prima
di tornare allo sfratto
della passione in favore
di un affetto
a quattro euro l’ora.
Ed un grazie
dall’uomo di settant’anni
che chiede loro ancora
scusa
solo per essere così
di peso e non si abitua lui
che aggiustava
ogni cosa ed ora
non gli riesce nemmeno
di riaggiustare se stesso.
Dentro le tasche delle
badanti polacche belle
caramelle economiche
un rosario lisciato
e la preghiera che salva
ogni sera di notte
candele
e le amiche
nel martedì giorno libero
wracasz na Boże Narodzenie?
(Torni a Natale, a casa?)
Tanti auguri e
Dziękuję sorelle mie Grazie
per tutti i vostri abbracci
che dareste gratis, non fosse
per la fretta di questo turgido,
misero occidente.