Lasciamo ad altre stanze, alla noia, alle dimenticanze queste costellazioni machiste di uomini roboanti muscoli o intelletto mostranti oppure un pervasi dal femminismo inetto e parco di vecchio buon senso. Ecco, entrati in questa, la mia, di stanza di soli uomini in cui trovo tra i volti le volte che tanto vorrei abbracciare, lascia ch'io canti di uomini non santi dai passi pesanti, insomma, i passanti. Ave, Francesco che abbandonasti il ciclismo, le gare, i fasti per un padre in cielo troppo presto Ave, Lorenzo, i tuoi fratelli t'han lasciato nel palmo la vita di mamma come una farfalla o una manetta al polso e ora sentendo vicino il rintocco ti chiedi se non abbia più senso sia tu ad andare, più profondo nel bosco. Ave Mario che porti i tuoi figli ogni giorno a scuola prima del lavoro che vivi da solo e tua moglie è altrove chissà dove. Ave Filippo che ami gli uomini l'hai scoperto dopo due figli di troppo che ami e una moglie che no ma è tua davanti a Dio e alle famiglie spoglie, che sottaci affacciato al bacio, unico, che desti e che affoghi ogni sera per evitare quei dolori molesti. Ave Riccardo che dividi ogni mese il denaro e le spese e tieni da parte quel poco che ti basti a non morire d'arte il giudice ha detto che è bene così ma bene per chi? non se lo sono mai chiesto. Hai un numero diverso e sulla rubrica di tuo figlio Tommaso sei salvato sotto il nome di "Nonna Ada" e la sua voce ti accompagna in tutte quelle attese tra le partite di calcio nei campi del ferrarese. Ave a tutti voi, e anche a te con le braccia grosse e lo sguardo dritto, che non si deve farti parlare troppo altrimenti piango. C'è una infinita dolcezza negli occhi dei padri decani malvista dai cartelloni dagli strilloni dai giudiconi e dai femminoni. Non c'è nulla di sbagliato ad essere e vivere da padri decani, e quanto vorrei abbracciare, uno ad uno questi esseri umani. D'
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