Una poesia sul mare.
T'amo mare che mi portasti mio marito ho dato l'anello ad un camallo sul collo un bacio lungo. Io un naufragio di questa provincia che vive d'estate e d'inverno rinuncia lui un albero su cui feci vela presto. Tre figli una femmina due maschi e le braccia mie come le sue ormai tranne le vene che a lui sempre si videro gonfie, come a dire che il sangue non avesse da scorrere troppo sottosuolo, come a dire che il mare grosso scorresse un poco anche lì sotto. Il volo degli uccelli del mare la domenica pomeriggio delle primavere da sola in attesa di un tornare, a piangere e dire grazie. Ché il mare m'ha portato un marito e un giorno se l'è ripreso morto forse oppure fuggito tre figli due maschi una femmina grandi. Nei loro gesti e modi si aggira ancora il marito che viene dal mare non mi manca che la pioggia di alcuni sguardi che non trovarono più sostituti. I mariti del mare sono un prestito o forse tutti, non so, siamo una promessa di Dio in mani gracili, inclini all'oblio.
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